Con qualche giorno di colpevole ritardo (captatio benevolentiae), sono a pubblicare le slide dell'intervento nell'Hangout On Air dove ho partecipato su invito della community di Google Partner.
Qua sotto il video, al quale seguono subito sotto le slide promesse.
Buona visione e lettura dei dati!
Clicca per le slide dell'intervento.
Per parlare di AdWords, da consulente e contributor, passando per le docenze nei Corsi di Laurea, Master e Formazione aziendale. Forse sono la persona che stavi cercando!
Per parlare di AdWords, da consulente e contributor, passando per le docenze nei Corsi di Laurea, Master e Formazione aziendale.
Forse sono la persona che stavi cercando!
Hai bisogno del mio aiuto?
Il mio telefono: 347.5420046
La mia e-mail: testa@blubit.it
Forse sono la persona che stavi cercando!
Hai bisogno del mio aiuto?
Il mio telefono: 347.5420046
La mia e-mail: testa@blubit.it
lunedì 30 marzo 2015
martedì 24 marzo 2015
Ripassiamo le parole chiave con SEMRush
Il 16 marzo ho partecipato con piacere alla sessione Webinar di SEMRush, che mi ha ospitato per parlare di parole chiave. Nello specifico ho scelto di trattare il tema delle "semantiche" e delle "correlate".
Qua sotto il video integrale del mio intervento. O se non visibile per problemi di plug-in, potete vederlo cliccando qua a lato: "Semantiche o correlate, alla scoperta delle parole chiave".
Buona visione.
Qua sotto il video integrale del mio intervento. O se non visibile per problemi di plug-in, potete vederlo cliccando qua a lato: "Semantiche o correlate, alla scoperta delle parole chiave".
Buona visione.
venerdì 20 marzo 2015
Errori comuni quando l'annuncio AdWords non parte
Mi trovo spesso a leggere di utenti che hanno difficoltà a far partire i propri annunci. In questi casi i problemi sono al 50% (o quasi) dovuti a distrazione, ma in altri casi e qui subentra una frustrazione probabilmente più giustificata, sono realmente dovuti a errori in qualche modo definibili come tecnici. Ho quindi preso alcuni dei casi più frequenti - ma mi piacerebbe che qualcuno di voi ne aggiungesse altri - per capire, spuntandoli uno per uno, a cosa posso essere dovute le impression a zero.
1. Gli annunci Countdown
È sempre importante ricordare, che in un un gruppo annunci non possono esistere solo annunci countdown. Quando sono presenti i countdown, dovrà comunque essere presente anche un annuncio tradizionale. Se nel gruppo ci sono solo annunci con countdown attivo, il gruppo non partirà.
2. CPC troppo basso
In epoche abbastanza remote, l'asta si concretizzava quasi sempre con CPC anche molto bassi; intendo realmente con un CPC di 0,01. Non che oggi non sia possibile, ma è chiaramente più complicato. Senza considerare, che talvolta subentrano strane idee... per esempio che in assenza di competizione su una particolare query, un unico inserzionista AdWords, abbia possibilità di avere costi per clic bassi. Dobbiamo ricordare che nelle aste, i nostri competitor sono anche i risultati organici! Quindi sempre un occhio al CPC, evocando magari le colonne "Offerta stimata per la prima pagina / parte superiore della pagina" dal tab "Parole chiave", in "Colonne > Attributi".
3. Data di attivazione / scadenza
Meno male che non è una scatoletta di tonno... ma anche AdWords ha una data di scadenza. Così come del resto ha una data di attivazione. Può succedere che la campagna non generi impression, semplicemente perché non le si è dato l'input di partire. O perché è terminata.
4. La quota impression
Una regola che vale sempre è analizzare la nostra quota impression. Se abbiamo problemi di budget o ranking, che impediscono alla campagna di partire, possiamo attingere alle Colonne e Metriche concorrenza, che ci diranno se stiamo perdendo percentuale di impression a causa di un budget limitato, o di un ranking decisamente troppo basso rispetto a quello degli altri inserizionisti.
5. Corretta configurazione della fatturazione
Senza la corretta configurazione della scheda di fatturazione, la campagna sarà impostabile (a seconda del pannello che si dispone), ma semplicemente non partirà. Controllare quindi prima di tutto se a livello amministrativo è tutto a posto, non è mai cosa sbagliata.
6. Un occhio alla data dei report
Errore mai banale. Nessun problema se capita. Succede a tutti quando si è presi dalla fretta! In sostanza... siamo sicuri che stiamo guardando la data corretta? Basta poco per vedere i dati a zero, ma semplicemente perché la campagna in quel periodo non era attiva!
7. Target display ridotto e CPC o CPM inadeguati
Una eccessiva segmentazione del target display, associata a dei CPC o CPM inadeguati, potrebbero portare, quando va bene, a una impossibilità dell'annuncio di essere visibile. Dico "quando va bene", perché nei casi peggiori il rischio sarà quello di ottenere dei posizionamenti devastanti in termini di performance.
Sette casi quindi sui quali mettere una spunta se abbiamo poche o nessuna impression. Come detto sono un piccolo nucleo. Se avete altri suggerimenti, bene accetti nella sezione commenti.
1. Gli annunci Countdown
È sempre importante ricordare, che in un un gruppo annunci non possono esistere solo annunci countdown. Quando sono presenti i countdown, dovrà comunque essere presente anche un annuncio tradizionale. Se nel gruppo ci sono solo annunci con countdown attivo, il gruppo non partirà.
2. CPC troppo basso
In epoche abbastanza remote, l'asta si concretizzava quasi sempre con CPC anche molto bassi; intendo realmente con un CPC di 0,01. Non che oggi non sia possibile, ma è chiaramente più complicato. Senza considerare, che talvolta subentrano strane idee... per esempio che in assenza di competizione su una particolare query, un unico inserzionista AdWords, abbia possibilità di avere costi per clic bassi. Dobbiamo ricordare che nelle aste, i nostri competitor sono anche i risultati organici! Quindi sempre un occhio al CPC, evocando magari le colonne "Offerta stimata per la prima pagina / parte superiore della pagina" dal tab "Parole chiave", in "Colonne > Attributi".
3. Data di attivazione / scadenza
Meno male che non è una scatoletta di tonno... ma anche AdWords ha una data di scadenza. Così come del resto ha una data di attivazione. Può succedere che la campagna non generi impression, semplicemente perché non le si è dato l'input di partire. O perché è terminata.
4. La quota impression
Una regola che vale sempre è analizzare la nostra quota impression. Se abbiamo problemi di budget o ranking, che impediscono alla campagna di partire, possiamo attingere alle Colonne e Metriche concorrenza, che ci diranno se stiamo perdendo percentuale di impression a causa di un budget limitato, o di un ranking decisamente troppo basso rispetto a quello degli altri inserizionisti.
5. Corretta configurazione della fatturazione
Senza la corretta configurazione della scheda di fatturazione, la campagna sarà impostabile (a seconda del pannello che si dispone), ma semplicemente non partirà. Controllare quindi prima di tutto se a livello amministrativo è tutto a posto, non è mai cosa sbagliata.
6. Un occhio alla data dei report
Errore mai banale. Nessun problema se capita. Succede a tutti quando si è presi dalla fretta! In sostanza... siamo sicuri che stiamo guardando la data corretta? Basta poco per vedere i dati a zero, ma semplicemente perché la campagna in quel periodo non era attiva!
7. Target display ridotto e CPC o CPM inadeguati
Una eccessiva segmentazione del target display, associata a dei CPC o CPM inadeguati, potrebbero portare, quando va bene, a una impossibilità dell'annuncio di essere visibile. Dico "quando va bene", perché nei casi peggiori il rischio sarà quello di ottenere dei posizionamenti devastanti in termini di performance.
Sette casi quindi sui quali mettere una spunta se abbiamo poche o nessuna impression. Come detto sono un piccolo nucleo. Se avete altri suggerimenti, bene accetti nella sezione commenti.
martedì 10 marzo 2015
Le visite no, non sono un KPI
Leggi, spulcia, parla. Argomenta. Si, magari proprio argomenta, perché di solito chi afferma che le visite sono un KPI, dovrebbe almeno spiegare perché. Se non si è capito (e vuol dire che non è stato letto il titolo) non ritengo che le visite debbano mai essere considerate un KPI. Sopratutto nell'era del digital marketing, nell'era de "l'awareness si ottiene (sul web) con due spicci"... nell'era di una (e più piattaforme) che puoi pagare per ottenere accessi.
Quindi, lor signori mi dicono che posso andare da un cliente a dirgli che l'obiettivo "X" si raggiunge aumentando gli accessi? Bhé niente di più facile. Pago e ottengo, quasi più cristallino di "cogito ergo sum". Solo che Cartesio, con tale locuzione, parte dal presupposto che tutti gli uomini pensano, dunque "sono"; ma se siamo ancora oggi qui a discutere sulle visite come KPI, allora facciamo fiesta. Nel senso del merendino, ma quello tutti i frutti, con la striscia gialla, che ormai è estinto perché non se lo mangiava nessuno.
KPI è acronimo di key performance indicator, quindi indicatore di prestazione. Alias: meglio gira più facile sarà raggiungere l'obiettivo. Ora per raggiungere un obiettivo, è solitamente opportuno partire dal presupposto che l'indicatore deve essere una determinante dettata da altri fattori di analisi che lo elevino da incognita, a fattore chiave.
Poniamo un esempio. Io voglio bere una spremuta di arancia. Nella mia lista della spesa scrivo agrumi e la consegno a qualcuno che avrà l'accortezza di farmi la spesa. Gli do' 2 euro e questi tornerà da me con 1 arancia, 2 limoni, 1 lime e 1 pompelmo.
Prendo l'arancia e ci faccio 1/4 di bicchiere di spremuta di arancia. La mia (scarsa) spremuta sarà costata 2 euro. Un affare! (è ironico eh...)
La volta dopo, sempre assetato di spremuta di arancia, siccome so che le visite (e quindi la quantità) sono un KPI, do' 8 euro (2x4 per fare un bicchiere di spremuta) all'amico che mi fa la spesa.
Ah... che goduria! Una spremuta 8 euro! (sono ironico anche qui eh...)
E quindi? Andiamo avanti così? Facciamoci del male!
Bene... ipotizziamo che il mio cattivo modo di comunicare, conduca quindi visite non idonee al mio obiettivo. Di fatto, quegli agrumi in più, finiranno per fare muffa (personalmente il pompelmo non mi piace neanche... magari col lime ci facciamo un mojito e col limone ci condiamo l'insalata... va...).
Ma di fatto, questi rappresentano un rimbalzo. Sono pure tondi! Dalla busta diretti nel cestino, magari con un bel canestro da tre punti direttamente dalla porta della cucina verso il bidone dell'umido! Oh... via!
Bene. Ma se io a questo punto cambiassi la mia lista? E dicessi all'amico che mi fa la spesa che voglio 2 euro di arance? Caspita... un miracolo. Mi porta solo delle arance. E guarda te. Ho pagato la mia spremuta 2 euro, anziché 8.
Quindi. Prima di affermare che le visite sono un KPI, pensiamo a definire il bounce rate (frequenza di rimbalzo) come primo KPI. I signori (e le signore) che visitano i nostri siti web, sono oro. Portiamoli per bene sul nostro sito. Non sono agrumi che si vendono al chilo, ma dolcissime arance da scegliere. Lo vogliamo riportare sui social? Belle quelle pagine con 100.000 fan e poi con 3 mi piace a post. Quindi (e due)... KPI per eccellenza? Riduzione del Bounce.
Quindi, lor signori mi dicono che posso andare da un cliente a dirgli che l'obiettivo "X" si raggiunge aumentando gli accessi? Bhé niente di più facile. Pago e ottengo, quasi più cristallino di "cogito ergo sum". Solo che Cartesio, con tale locuzione, parte dal presupposto che tutti gli uomini pensano, dunque "sono"; ma se siamo ancora oggi qui a discutere sulle visite come KPI, allora facciamo fiesta. Nel senso del merendino, ma quello tutti i frutti, con la striscia gialla, che ormai è estinto perché non se lo mangiava nessuno.
KPI è acronimo di key performance indicator, quindi indicatore di prestazione. Alias: meglio gira più facile sarà raggiungere l'obiettivo. Ora per raggiungere un obiettivo, è solitamente opportuno partire dal presupposto che l'indicatore deve essere una determinante dettata da altri fattori di analisi che lo elevino da incognita, a fattore chiave.
Poniamo un esempio. Io voglio bere una spremuta di arancia. Nella mia lista della spesa scrivo agrumi e la consegno a qualcuno che avrà l'accortezza di farmi la spesa. Gli do' 2 euro e questi tornerà da me con 1 arancia, 2 limoni, 1 lime e 1 pompelmo.
Prendo l'arancia e ci faccio 1/4 di bicchiere di spremuta di arancia. La mia (scarsa) spremuta sarà costata 2 euro. Un affare! (è ironico eh...)
La volta dopo, sempre assetato di spremuta di arancia, siccome so che le visite (e quindi la quantità) sono un KPI, do' 8 euro (2x4 per fare un bicchiere di spremuta) all'amico che mi fa la spesa.
Ah... che goduria! Una spremuta 8 euro! (sono ironico anche qui eh...)
E quindi? Andiamo avanti così? Facciamoci del male!
Bene... ipotizziamo che il mio cattivo modo di comunicare, conduca quindi visite non idonee al mio obiettivo. Di fatto, quegli agrumi in più, finiranno per fare muffa (personalmente il pompelmo non mi piace neanche... magari col lime ci facciamo un mojito e col limone ci condiamo l'insalata... va...).
Ma di fatto, questi rappresentano un rimbalzo. Sono pure tondi! Dalla busta diretti nel cestino, magari con un bel canestro da tre punti direttamente dalla porta della cucina verso il bidone dell'umido! Oh... via!
Bene. Ma se io a questo punto cambiassi la mia lista? E dicessi all'amico che mi fa la spesa che voglio 2 euro di arance? Caspita... un miracolo. Mi porta solo delle arance. E guarda te. Ho pagato la mia spremuta 2 euro, anziché 8.
Quindi. Prima di affermare che le visite sono un KPI, pensiamo a definire il bounce rate (frequenza di rimbalzo) come primo KPI. I signori (e le signore) che visitano i nostri siti web, sono oro. Portiamoli per bene sul nostro sito. Non sono agrumi che si vendono al chilo, ma dolcissime arance da scegliere. Lo vogliamo riportare sui social? Belle quelle pagine con 100.000 fan e poi con 3 mi piace a post. Quindi (e due)... KPI per eccellenza? Riduzione del Bounce.
mercoledì 4 marzo 2015
Quota superamento Target, strategia AdWords
"Cavolo, ma io voglio stare sempre sopra a lui!"
Quante volte ce lo siamo sentiti dire? La più nuova delle strategie di offerta, "Quota Superamento Target" è probabilmente la più subdola delle modifiche AdWords recenti e strizza appunto l'occhio, a una delle più frequenti domande poste dagli inserzionisti. Vale a dire, come fare a battere un competitor particolare, cercando di individuare l'offerta ottimale.
Raggiungibile dal menù "Libreria condivisa", selezionando poi le strategie di offerta, si accede a un pannello elementare, che riassumo nell'immagine qua sotto.
La cosa interessante del pannello e sulla quale dobbiamo prestare attenzione, è che possiamo selezionare un solo dominio. Quindi per sfruttare a pieno la strategia, e quindi provare a superare più domini avversari, dobbiamo necessariamente ricorrere alla modifica a livello di parola chiave. Un sistema interessante potrebbe essere quello di scegliere le chiavi da usare con un competitor e selezionarne altre per domini diversi.
È importantissimo notare - a differenza delle altre strategie - che è obbligatorio inserire il tetto di offerta massimo. Qui la strategia prevede di essere sempre sopra al competitor (o comunque in percentuale selezionabile dalla "quota superamento target") e potrebbe essere pericoloso ritrovarsi a non impostare un tetto massimo. Se il competitor è decisamente più abile di noi (e uso abile in modo democratico), il costo per clic potrebbe davvero essere elevatissimo!
Come al solito, a modifica effettuata, potrete analizzare il rendimento della strategia direttamente dal grafico associato.
Commento dicendo che questo tipo di strategia è da tenere assolutamente sotto controllo. Due aziende potrebbero farsi la lotta a colpi di euro, più che di qualità. Fortunatamente AdWords, come dicevo, ha comunque previsto il limite di offerta. Obbligatorio.
Fatene buon uso!
Quante volte ce lo siamo sentiti dire? La più nuova delle strategie di offerta, "Quota Superamento Target" è probabilmente la più subdola delle modifiche AdWords recenti e strizza appunto l'occhio, a una delle più frequenti domande poste dagli inserzionisti. Vale a dire, come fare a battere un competitor particolare, cercando di individuare l'offerta ottimale.
Raggiungibile dal menù "Libreria condivisa", selezionando poi le strategie di offerta, si accede a un pannello elementare, che riassumo nell'immagine qua sotto.
La cosa interessante del pannello e sulla quale dobbiamo prestare attenzione, è che possiamo selezionare un solo dominio. Quindi per sfruttare a pieno la strategia, e quindi provare a superare più domini avversari, dobbiamo necessariamente ricorrere alla modifica a livello di parola chiave. Un sistema interessante potrebbe essere quello di scegliere le chiavi da usare con un competitor e selezionarne altre per domini diversi.
È importantissimo notare - a differenza delle altre strategie - che è obbligatorio inserire il tetto di offerta massimo. Qui la strategia prevede di essere sempre sopra al competitor (o comunque in percentuale selezionabile dalla "quota superamento target") e potrebbe essere pericoloso ritrovarsi a non impostare un tetto massimo. Se il competitor è decisamente più abile di noi (e uso abile in modo democratico), il costo per clic potrebbe davvero essere elevatissimo!
Come al solito, a modifica effettuata, potrete analizzare il rendimento della strategia direttamente dal grafico associato.
Commento dicendo che questo tipo di strategia è da tenere assolutamente sotto controllo. Due aziende potrebbero farsi la lotta a colpi di euro, più che di qualità. Fortunatamente AdWords, come dicevo, ha comunque previsto il limite di offerta. Obbligatorio.
Fatene buon uso!
lunedì 23 febbraio 2015
AdWords e le Campagne Solo Chiamata
Sono da sempre un grande estimatore del numero di telefono accanto agli annunci AdWords, questo perché ritengo l'estensione di chiamata un formidabile supporto al business della micro impresa. Penso in particolar modo ai ristoranti, che - salvo quei casi nei quali (bene per loro) sono già al completo - vedono enormi probabilità di conversione, se invece di far atterrare sul sito web, offrono un contatto diretto telefonico.
Dobbiamo infatti ricordare che la matrice che spinge oggi all'uso dei motori di ricerca, eredita gran parte del suo funzionamento dalla necessità di cercare un numero di telefono di un'attività. Sapere se si il negozio è aperto, se è possibile prenotare, o nei casi di emergenza, ricevere velocemente l'aiuto della voce amica dall'altra parte della "cornetta".
Pensiamo che secondo statistiche di Google, ben il 70% di chi cerca da smartphone, chiama poi il numero dell'attività commerciale trovata (sempre se l'intento è il contatto).
La possibilità di trattare la telefonata come un clic, lavorando però non sul nome del negozio, ma sulla parola chiave, è il dato più suggestivo. Attenzione, non che prima non fosse possibile, poiché la scelta di mostrare numero e sito era una assoluta possibilità delle campagne indirizzate al traffico mobile. Il vantaggio è che qui di default escludiamo i desktop, infatti la campagna gira sui dispositivi in grado di effettuare chiamata. In questo modo non c'è rischio di congestione di dati col traffico tablet o desktop e sopratutto, la spalmatura della pianificazione oraria diventa un alleato importantissimo.
Scelta di parole chiave e orario, sono quindi esclusivamente destinate a essere visibili sui telefonini; ripeto, un vantaggio enorme per non trovare dati drogati da cervellotiche configurazioni scaccia desktop!
Ricordate chiaramente di configurare le vostre estensioni di chiamata, per le quali rimetto qua sotto un video di Google AdWords.
Dobbiamo infatti ricordare che la matrice che spinge oggi all'uso dei motori di ricerca, eredita gran parte del suo funzionamento dalla necessità di cercare un numero di telefono di un'attività. Sapere se si il negozio è aperto, se è possibile prenotare, o nei casi di emergenza, ricevere velocemente l'aiuto della voce amica dall'altra parte della "cornetta".
Pensiamo che secondo statistiche di Google, ben il 70% di chi cerca da smartphone, chiama poi il numero dell'attività commerciale trovata (sempre se l'intento è il contatto).
La possibilità di trattare la telefonata come un clic, lavorando però non sul nome del negozio, ma sulla parola chiave, è il dato più suggestivo. Attenzione, non che prima non fosse possibile, poiché la scelta di mostrare numero e sito era una assoluta possibilità delle campagne indirizzate al traffico mobile. Il vantaggio è che qui di default escludiamo i desktop, infatti la campagna gira sui dispositivi in grado di effettuare chiamata. In questo modo non c'è rischio di congestione di dati col traffico tablet o desktop e sopratutto, la spalmatura della pianificazione oraria diventa un alleato importantissimo.
Scelta di parole chiave e orario, sono quindi esclusivamente destinate a essere visibili sui telefonini; ripeto, un vantaggio enorme per non trovare dati drogati da cervellotiche configurazioni scaccia desktop!
Ricordate chiaramente di configurare le vostre estensioni di chiamata, per le quali rimetto qua sotto un video di Google AdWords.
martedì 17 febbraio 2015
5 (attuali) consigli sui Sitelink in AdWords
Giracchiando tra gli annunci (ma usando sempre lo strumento di Anteprima e diagnosi, of course!) mi trovo spesso davanti a sitelink apparentemente impopolari (per l'annuncio mostrato), che vengono riesumati dalla pochezza di contenuti del sito web.
Per quanto i sitelink aumentino corposamente lo spazio concesso da AdWords nella pagina di ricerca, mettere nei sitelink contenuti quali "chi siamo" o "la mission", direi sparandola lì, che risulta essere tendenzialmente inutile... anche in quei casi nei quali il CTR ci sorride.
Come sempre però, il vero termometro deve essere la misurazione. Partiamo quindi con qualche consiglio.
1. Questa estensione o altro
Dentro il menù "Estensioni annuncio" esiste la voce segmenta. Si esiste anche qui...
Richiamiamo quindi le estensioni di sitelink e impostiamo la voce "Segmenta > questa estensione o altro...". Il report ci dice quanti clic sono stati ottenuti dall'estensione specifica e quanti da altri elementi comparsi simultaneamente al sitelink (per esempio il titolo, altri sitelink, o altre estensioni).
Un CTR basso non indica che l'estensione non stia funzionando. Ricordiamo che il numero di clic sulle estensioni non è mai elevatissimo (diciamo raramente...). Dobbiamo quindi sempre considerare il dato nell'insieme. Cioè:
2. Una visione di insieme / tipo di clic
Per quanto l'estensione abbia ricevuto pochi clic, ha comunque potuto contribuire a regalare all'annuncio il suo CTR. Aumentiamo la panoramica del rendimento segmentando per "tipo di clic".
Noterete che il numero di clic espresso in valore percentuale col CTR, è sempre molto basso rispetto al clic diretto sull'annuncio.
3. Sfruttiamo le righe di descrizione
Se quindi il CTR sull'assoluto dell'annuncio ne risente positivamente, è opportuno provare a dare il maggior risalto possibile alla gabbia dei sitelink, conferendo agli stessi una descrizione. Attenti qui, perché non ci sono best practice concrete sulla base di quanto detto sopra. Non conta il numero di clic che genera il sitelink, ma l'aumento di CTR. Cercate quindi di giocare con testi diversi per ogni sitelink, senza scadere nella pura descrizione formale. La descrizione deve regalare al sitelink forza espressiva, non essere una monotona cronaca.
4. Pianificare coi sitelink
Intrigante e salva tempo. Sopratutto in quei casi dove l'annuncio o la campagna addirittura non possono cambiare, ma è in corso una promo che coinvolge tutta l'impalcatura dell'account (o gran parte di essa), regalate ai vostri sitelink una data di scadenza. Si attiveranno e disattiveranno, senza creare danni di immagine... come promozioni scadute, ma ancora mostrate, magari a Pasqua, che parlano del Natale!
5. Le callout non sono sitelink
Eh certo... manca il link! E non a caso dovreste fare in modo che queste si sposino primariamente col testo dell'annuncio e non con i sitelink stessi. Spesso sento dire che sono sitelink senza collegamento. In realtà sono delle "call to action", o comunque delle brevi frasi da aggiungere alla descrizione.
Prestiamo quindi attenzione a non confondere le due cose. Il sitelink stesso, può dare forza alla callout magari con un link dedicato. Se io metto "Spese gratis" sulla callout, potrei pensare di mettere un link alle "normative di acquisto" sul sitelink.
Ricordate che è la squadra che conta. Callout non prende link, il sitelink impreziosisce l'annuncio alzando il CTR.
A questo punto, si, "la storia" o "la mission" saranno pure brutti sitelink, ma se fanno funzionare l'annuncio, la ragione sarà sempre dalla vostra!
Per quanto i sitelink aumentino corposamente lo spazio concesso da AdWords nella pagina di ricerca, mettere nei sitelink contenuti quali "chi siamo" o "la mission", direi sparandola lì, che risulta essere tendenzialmente inutile... anche in quei casi nei quali il CTR ci sorride.
Come sempre però, il vero termometro deve essere la misurazione. Partiamo quindi con qualche consiglio.
1. Questa estensione o altro
Dentro il menù "Estensioni annuncio" esiste la voce segmenta. Si esiste anche qui...
Richiamiamo quindi le estensioni di sitelink e impostiamo la voce "Segmenta > questa estensione o altro...". Il report ci dice quanti clic sono stati ottenuti dall'estensione specifica e quanti da altri elementi comparsi simultaneamente al sitelink (per esempio il titolo, altri sitelink, o altre estensioni).
Un CTR basso non indica che l'estensione non stia funzionando. Ricordiamo che il numero di clic sulle estensioni non è mai elevatissimo (diciamo raramente...). Dobbiamo quindi sempre considerare il dato nell'insieme. Cioè:
2. Una visione di insieme / tipo di clic
Per quanto l'estensione abbia ricevuto pochi clic, ha comunque potuto contribuire a regalare all'annuncio il suo CTR. Aumentiamo la panoramica del rendimento segmentando per "tipo di clic".
Noterete che il numero di clic espresso in valore percentuale col CTR, è sempre molto basso rispetto al clic diretto sull'annuncio.
3. Sfruttiamo le righe di descrizione
Se quindi il CTR sull'assoluto dell'annuncio ne risente positivamente, è opportuno provare a dare il maggior risalto possibile alla gabbia dei sitelink, conferendo agli stessi una descrizione. Attenti qui, perché non ci sono best practice concrete sulla base di quanto detto sopra. Non conta il numero di clic che genera il sitelink, ma l'aumento di CTR. Cercate quindi di giocare con testi diversi per ogni sitelink, senza scadere nella pura descrizione formale. La descrizione deve regalare al sitelink forza espressiva, non essere una monotona cronaca.
4. Pianificare coi sitelink
Intrigante e salva tempo. Sopratutto in quei casi dove l'annuncio o la campagna addirittura non possono cambiare, ma è in corso una promo che coinvolge tutta l'impalcatura dell'account (o gran parte di essa), regalate ai vostri sitelink una data di scadenza. Si attiveranno e disattiveranno, senza creare danni di immagine... come promozioni scadute, ma ancora mostrate, magari a Pasqua, che parlano del Natale!
5. Le callout non sono sitelink
Eh certo... manca il link! E non a caso dovreste fare in modo che queste si sposino primariamente col testo dell'annuncio e non con i sitelink stessi. Spesso sento dire che sono sitelink senza collegamento. In realtà sono delle "call to action", o comunque delle brevi frasi da aggiungere alla descrizione.
Prestiamo quindi attenzione a non confondere le due cose. Il sitelink stesso, può dare forza alla callout magari con un link dedicato. Se io metto "Spese gratis" sulla callout, potrei pensare di mettere un link alle "normative di acquisto" sul sitelink.
Ricordate che è la squadra che conta. Callout non prende link, il sitelink impreziosisce l'annuncio alzando il CTR.
A questo punto, si, "la storia" o "la mission" saranno pure brutti sitelink, ma se fanno funzionare l'annuncio, la ragione sarà sempre dalla vostra!
Iscriviti a:
Post (Atom)