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martedì 16 giugno 2015

Intento batte Query?

Potrebbe esserci una epocale variazione in come AdWords si riassesterà nei mesi a venire. La lotta, che nasce dalla confusione dell'attuale percorso di conversione, è figlia di un percorso ormai sistematicamente frammentato tra mobile e desktop e con addirittura la partecipazione, seppur ancora timida, dei device tablet.
In questo contesto il tempo su sito si riduce, così come la durata della visita espressa in pagine. Possiamo anche dare un occhio all'interessante articolo di HubSpot che parla della "Psicologia del Marketing", dove si evidenzia che su mobile il tempo destinato alla lettura è addirittura vicino a 15 secondi, il che denota che le informazioni vengono carpite più velocemente di quanto si pensa, e che il prospect deve essere convinto molto velocemente, senza pomposità o prosa.

Stiamo ovviamente parlando più di un ambito nel quale la conversione è idealemente una transazione economica. Come a dire che gli elementi che producono il salto da interesse a considerazione si sgretolano formando un unico punto, che passa subito alla trasformazione del segmento di pubblico verso l'in-market.
In quest'ottica, l'idea è che Google ne sappia molto di più di quanto, dall'analisi dati, possiamo ottenere noi. Google conosce il percorso reale del potenziale cliente e lo segue in tutte le sue ricerche e nelle soste che questo fa sui social o su altri siti. Questo porta Google a sapere l'intento del navigatore, mentre noi lo possiamo solo interpretare e attribuirgli dei valori che potrebbero in realtà essere sballati. Lo sappiamo da tempo, ma per quanto palese, anche se l'utente ha iniziato su mobile e ha convertito da desktop, la nostra forma mentis ancora è lontana dal capire in mondo scientifico quali termini vanno esclusi dal bouquet delle parole chiave e quali invece vanno tenuti.
Un vecchio assunto, tra l'altro anche proposto dalle guide di AdWords, diceva che è opportuno rimuovere una chiave che dice "recensione scarpe", se il nostro intento è la vendita delle stesse. Ma in chiave moderna, potrebbe tornare utile tenere anche le correlazioni periferiche della chiave stessa.
Nelle campagne con annunci dinamici di AdWords, è la piattaforma stessa che porta traffico sulla base dell'intento del cliente e del contenuto della landing.
In questo modo, se ho una pagina che vende il prodotto e l'utente ha effettuato una o più ricerche in passato e se comunque la sua volontà è acquistare, sarà molto probabile che il nostro annuncio compaia, perché è Google che stabilisce che la nostra landing potrebbe rappresentare il termine del percorso di conversione del navigatore.

Insomma, ci avviciniamo a un momento nel quale non sarà più la query del cliente a comandare su AdWords, ma diventerà l'intento pregresso? Dal mio punto di vista una buona convivenza di annunci dinamici e parole chiave allo stato attuale è preferibile. Poi non ci resta altro che aspettare, ma l'impressione è che AdWords possa diventare ancora di più come anello di marketing e non come strumento stand-alone.
Speriamo di non dover stare solo alla finestra a guardare.

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